Il “bisogno di salute” in Municipio 3

Dopo molti anni, la Regione Lombardia ha pubblicato il Primo Rapporto Epidemiologico Annuale. Che cosa dice e che cosa non dice. ()
salute bene comune

Dare un quadro dello stato di salute della popolazione lombarda sembra non essere stata una preoccupazione delle giunte di centro-destra passate e di quella regnante Fontana due. L’ultima pubblicazione del genere, a mia degradante memoria, era del 2001. Ora, una notizia bomba: è finalmente stato pubblicato il Primo Rapporto Epidemiologico Annuale, un raggio di sole informativo in una perdurante e voluta opacità dello stato di salute della popolazione lombarda.

Un quadro della “domanda” assistenziale e sanitaria è indispensabile per conoscere e programmare il dimensionamento dell’offerta dei servizi di cui avrebbero diritto i cittadini.
Il quadro epidemiologico, oltre a dare conto dell’incidenza delle varie patologie, dovrebbe anche - secondo un approccio preventivo globale - esaminare la correlazione tra una serie di determinanti e lo stato di salute. L’accento individualistico viene spesso privilegiato nelle poche campagne di sensibilizzazione o in quelle pubblicitarie. Ci fanno capire che, insomma, la salute è determinata soprattutto dagli stili di vita. Sicuramente a tutti è noto, o quasi, il danno determinato dal fumo e/o dal consumo di alcool.

Stili di vita e fattori di rischio
Nel capitolo “Stili di vita e fattori di rischio” del citato rapporto i sotto-capitoli affrontano le classificazioni “classiche”: abitudine al fumo, consumo di alcool, obesità, consumo di frutta e verdura, sedentarietà. Di questi rischi viene data una rappresentazione confrontata con gli analoghi indici rilevati dall’ISTAT nelle altre Regioni Italiane o al livello nazionale.
In sintesi: i fumatori lombardi hanno un tasso, su mille abitanti, leggermente inferiore al dato nazionale, bevono più alcoolici quasi come tutti gli abitanti da Roma in su, sono meno obesi delle popolazioni meridionali e sono meno sedentari.
Rispetto alla media nazionale consumano frutta e verdura qualche volta in più. Il rapporto non correla questi livelli di consumo alle varie situazioni territoriali e neppure a dati demografici o sociali altrove rappresentati.
Ancora l’Istat, nella sua pubblicazione: “Condizioni di salute e ricorso ai Servizi sanitari”, afferma che il 76.5% della popolazione adulta presenta almeno un comportamento a rischio tra fumo, obesità, alcol e sedentarietà, il 37.2% ne presenta almeno due, mentre l’8,4% associa tre o quattro comportamenti non salutari.

La stratificazione della popolazione per carico assistenziale
Nel Rapporto Epidemiologico ai segnalatori di fattori di rischio, di prevenzione primaria e ambientale, si adotta una misura definita di complessità clinica che darebbe un quadro dettagliato del carico assistenziale attuale e futuro. Il metodo adottato si chiama CRESC e registra, soprattutto, la presenza o l’assenza delle patologie ad andamento cronico e il loro assorbimento di risorse economico.
La serie di trentacinque patologie (ora sono comprese anche le malattie mentali) maggiormente risultanti dai dati amministrativi e sanitari delle cure trascorse, determinano il raggruppamento sintetico della popolazione in: 1) CReSc = 0: nessuna evidenza di comorbidità cronica tra le 35 selezionate, richiedono interventi di prevenzione primaria e di promozione della salute; 2) CReSc compreso tra 1 e 10: almeno una comorbidità cronica "non grave", richiede raccomandazioni sullo stile di vita e sul monitoraggio clinico; 3) CReSc compreso tra 11 e 20: hanno almeno una comorbidità cronica “più grave”, richiede la presa in carico del SSN e di programmi sanitari personalizzati; 4) CReSc compreso tra 21 e 30: comorbidità correlate alla maggiore complessità clinica, richiede un attento monitoraggio clinico; 5) CReSc pari o maggiore a 31: condizioni cliniche molto gravi che richiedono un monitoraggio clinico intensivo.

In Lombardia, il gruppo al livello 0, ovvero con assenza della comorbilità cronica, conterebbe il 67,90 della popolazione.


Milano qui comprende tutte le 4 ASST, ha un risultato leggermente migliore rispetto alle altre zone o mega-distretti della ATS di Milano. È possibile dunque avere un quadro anche dell’incidenza delle varie patologie croniche. La maggiore incidenza tra queste è derivata dall’ipertensione arteriosa.

La percentuale della popolazione affetta da patologie croniche nel 2022 è la seguente:

Che cosa c’è nel rapporto …
Si potrebbe dire che il bicchiere mezzo pieno di questo tipo di classificazione è aver dato il quadro della complessità clinica della popolazione affetta da patologie croniche (la cui cura sembra che assorba il 70% della spesa), mentre il vuoto riguarda la quantificazione della domanda per la popolazione restante.
I dati disponibili in questo rapporto non permettono una loro articolazione a livello di Distretto e di Municipio 3 in quanto riguardano tutto il Comune di Milano.

Da altra fonte (ATS Milano) si possono avere alcuni dati riferiti al Distretto corrispondente la Zona tre.
Ad esempio mi sembra significativo l’indice di vecchiaia che rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione. Più esattamente è il rapporto percentuale tra il numero degli ultrasessantacinquenni e il numero dei bambini fino ai 14 anni. Per esempio se in un'area l'indice di vecchiaia è pari a 211 significa che in quel luogo risiedono 211 anziani ogni 100 bambini.

Dal confronto tra i medesimi indicatori rilevati nella ASST e nell’intero Comune di Milano appare evidente che l’invecchiamento è maggiore nel nostro distretto:



Questi confronti, come i precedenti del Rapporto Epidemiologico Regionale, dimostrano un’ovvia diversità territoriale sia demografica, sia epidemiologica che dovrebbe essere alla base della programmazione per la formulazione di un piano locale che affronti in via preventiva il diffondersi delle malattie, soprattutto quelle ad andamento cronico.
Come abbiamo visto larga parte della popolazione, non solo anziana deve convivere con queste patologie. Non mi risulta che esista un piano di questo tipo né da parte della ASST, né da parte del cosiddetto distretto.

…e che cosa manca
Il Rapporto Regionale non considera altri fattori o determinanti di salute non sanitari, tra cui l’abitazione, il reddito, la composizione familiare ecc.
La popolazione istituzionalizzata nelle RSA non è stata compresa e analizzata. Come non sono compresi tutti i dati clinici delle cure prestate dai privati e i relativi costi sostenuti dai cittadini.
Non viene forse sufficiente considerata l’incidenza dell’inquinamento atmosferico.
Uno studio dell’ATS di Milano e di vari centri accademici ha, in questi giorni, lanciato un messaggio allarmante: “Smog. Raddoppiati i tassi di decesso nelle aree periferiche, Milano caso esemplare”.
Un altro studio, sempre dell’ATS di Milano conclude così la sua analisi dettagliata dell’incidenza di mortalità: “Nel CdM (Comune di Milano), all’esposizione a lungo termine a NO2 si attribuiscono 1.300 decessi annui e un numero superiore, più di 1.600, all’esposizione a particolato atmosferico (PM2,5). Considerando il grande impatto stimato solo in termini di mortalità, è importante che i cittadini, la politica e i portatori di interesse in genere si confrontino con questa problematica, sia alla luce dell’impatto sulla salute sia del forte impatto economico dei relativi costi sanitari e di cura. È necessario attuare strategie per la mitigazione degli effetti sulla salute delle esposizioni a particolato atmosferico e insieme implementare politiche integrate per la riduzione delle emissioni e delle concentrazioni di inquinamento.”


Fonte: https://www.ats-milano.it/ats/carta-servizi/guida-servizi/epidemiologia/portale-stato-di-salute


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Re: Il “bisogno di salute” in zona3
14/03/2024 M.A. Pellegrini
Respirare è un fattore a rischio


 
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