Riflessioni su urbanistica e città

Un lungo colloquio con Gianni Dapri, urbanista, ci guida a riflessioni sull'urbanistica a Milano e il futuro della città. ()
milano panorama NAZARSTEFANOVIC
Un lungo aperitivo parlando a ruota libera affrontando uno dei temi più caldi per la città di Milano: il disegno della città attraverso piani e regolamenti. Questo è il primo di alcuni articoli che toccano vari aspetti dell'urbanistica e della politica di una città complessa e in forte trasformazione come è Milano.
Il tema dell'urbanistica è uno dei più dibattuti ed è diventato il principale argomento dell'opposizione di sinistra a questa amministrazione. Parlare con un esperto, che opera quotidianamente sui vari aspetti della città, ci aiuta ad aprire un dibattito serio, su questi argomenti.

* In corsivo le riflessioni e le domande del redattore

PREMESSA

Il nostro mondo è in radicale trasformazione: in 50 anni la popolazione è più che raddoppiata e per la prima volta nella storia dell’uomo la popolazione inurbata ha superato la popolazione rurale, rompendo di fatto l’arcaico legame tra abitare un territorio che contemporaneamente fornisce il cibo. Lo sviluppo del novecento ha prodotto un’artificializzazione del pianeta che ha indotto mutamenti ambientali i cui effetti sono drammaticamente distruttivi e imprevedibili. Ora, necessariamente, ci troviamo di fronte ad un ripensamento completo del modo di ragionare sul governo degli assetti del territorio, sempre più complesso e disarticolato: nuovi compiti per l’urbanistica. Noi continuiamo a pensare alle discipline del territorio come un insieme di regole per “razionalizzare” le trasformazioni dell'ambiente che ci circondano. Ciò nasce da un'idea novecentesca del territorio con pochi centri urbani, molti territori agricoli e naturali, dove il pregio di regolare la crescita urbana è divenuta poi una gabbia con norme univoche che tendono ad unificare situazioni che oggi si presentano molto diversificate. La nuova economia ha cambiato il mondo e quindi le regole del governo dei territori e non può più essere una univoca idea ed è necessario adottare strumenti più mirati. La progressiva mondializzazione delle attività produttive manifatturiere e la sempre maggiore concentrazione delle attività di servizi nei centri delle aree metropolitane, modificano continuamente il territorio in cui viviamo e l'urbanistica stenta a star dietro a queste accelerazioni in forme sempre diverse e continuamente rinnovate, così pure reagire alle crescenti diseguaglianze sociali aggravate dagli effetti della crisi ambientale.

Poi dobbiamo considerare diversi aspetti che influiscono il territorio così come le grandi modifiche alla struttura economica ed i grandi flussi migratori di capitali e popolazioni, molto facili i primi molto ostacolati i secondi.

La globalizzazione e la grande circolazione di danaro hanno creato trasformazioni difficili da governare. Importanti concentrazioni di capitale finanziario tendono ad investire i propri eccessi di accumulazione laddove ci siano occasioni di sviluppo e Milano è diventata attrattiva.

Un altro aspetto da considerare è che la storia dell'urbanistica insegna il fatto che la città vive di continue trasformazioni. Bisogna superare la paura e la demonizzazione del nuovo. Laddove c'era una fabbrica nascerà un condominio? Bene, è la necessità che regola queste trasformazioni e non dobbiamo averne paura.

PGT

Arriviamo quindi ad uno dei temi di cui volevo discutere: l'attuale PGT è uno strumento adatto a governare questi problemi?

Innanzitutto un PGT è uno strumento vecchio ancor prima di nascere, la realtà è sempre più veloce e sorprendente di un processo di lettura, analisi, trasformazione in “politica”, condivisione e trasformazione in strumento normativo. La forte accelerazione di cui parlavo ha bisogno di una varietà di strumenti di governance. C'è poi da tener conto che i tempi dell'urbanistica sono molto lunghi per cui la gran parte delle costruzioni che stanno nascendo oggi fanno riferimento a norme vecchie di 10 anni. Un aspetto critico del PGT è che regolamenta la città intera, ma c'è una grande differenza tra i singoli quartieri che la compongono. Penso un PGT dovrebbe essere redatto a partire dai NIL.

Ma, secondo te, non sono troppi i 7 punti di densificazione urbana identificati nel PGT?

Ne troppi ne pochi. Per certi aspetti concentrare alti indici edificatori in alcuni punti ci aiuta a disegnare spazi nel resto della città. Il discorso però lo sposterei sulle trasformazioni sociali ed urbane dei quartieri e non solo sugli indici edificatori. Lambrate è un esempio di quanto dico. Secondo me è un'occasione persa o che rischia di essere persa. Poteva essere un laboratorio di sviluppo urbano: da quartiere popolare ed industriale a quartiere residenziale, integrato con il vecchio tessuto urbano e sociale della zona. Purtroppo le previsioni di governo dei cambiamenti, ad iniziare dal PRU Rubattino, hanno creato una serie di fratture.

Quindi manca la politica in queste trasformazioni?

Assolutamente si! Quello che manca da più di vent'anni è una visione della città. Viviamo di rimando, senza essere protagonisti di queste trasformazioni. Non ci sono più le vecchie strutture dei partiti che guidavano ad una visione morale ed ideologica che, precipitata sul territorio, diventava urbanistica.

E riguardo alla residenza sociale com'è messo questo PGT?

È uno dei problemi più grossi. Questo PGT ha ereditato dallo scorso strumento targato Pisapia, il provvedimento per cui, ogni trasformazione in un’area superiore ai 10.000 mq doveva prevedere obbligatoriamente una quota in edilizia sociale con una percentuale ad edilizia sociale vera e propria. La tesi era che ovunque la città cambia in maniera significativa l’edilizia sociale è una componente essenziale. Era una norma importante per cui non si progettano più quartieri ghetto per l'edilizia popolare, ma la nuova edilizia avrebbe porzioni miste di residenziale, convenzionata e sociale, magari integrando anche attività produttive e culturali, solo che nell'attuale PGT la voce è stata modificata permettendo la monetizzazione di queste percentuali.

E dove vanno a finire questi soldi?

L'augurio è che vadano in progetti gestiti da realtà cooperative storiche ed anche auto-prodotte da gruppi di cittadini attivi come l’esperienza di cohousing Base Gaia, che attuino questa edilizia mista. A Milano qualche piccola realtà esiste ed ha fatto lavori egregi: questa sarebbe una strada per attuare una vera politica di edilizia sociale.

Nel prossimo articolo vorrei toccare altri punti riguardante il PGT quali il conflitto Comune-Regione, le soluzioni riguardanti la gentrificazione di Milano e le norme riguardanti il recupero di aree abbandonate.

CONSUMO DEL SUOLO

Cosa significa in parole povere realmente "consumo del suolo" e pensi che a Milano si stia consumando troppo suolo?

"Consumo del suolo" è ormai diventato uno slogan per attaccare i cattivoni degli speculatori edilizi e mette l’anima in pace alla sinistra che fatica a raccapezzarsi e a produrre nuove idee, nella realtà a Milano la nuova città si sta formando attraverso il riuso del patrimonio dismesso, come detto nel preambolo, la trasformazione è per una città la necessità. I veri consumi del suolo si vedono fuori dalla città, basti pensare alle infrastrutture, di cui si può obiettare l'utilità, come la tangenziale esterna, la BreBeMi e la Pedemontana, ma anche altri interventi come l'alta velocità e le trasformazioni di zone agricole. In città il consumo vero e proprio è poco (esempio il campus Bassini) e spesso accompagnato dalla conquista di nuovi spazi verdi, come potrebbe essere il Grande Parco Forlanini. Nel bilancio complessivo non si può parlare di vero e proprio consumo del suolo a Milano.

RISORSE PER LA CITTÀ

Uno dei problemi delle speculazioni edilizie è che per una città è difficile rinunciarvi perché portano soldi per tutte le spese in conto capitale (cioè non alle voci di spesa di gestione, ma quelle di investimento e sviluppo). C'è qualche modo per superare questo meccanismo?

Attualmente no. Servirebbe un ente pubblico che intervenga come regista, dicendo chiaramente gli obbiettivi ritenuti utili all’interesse pubblico, indirizzando l’investimento privato, cosa che sarebbe utile anche agli investitori privati e direi anche a quelli pubblici diventati player immobiliari come ospedali e università.

Nel prossimo articolo vorrei toccare punti più specifici riguardanti Zona 3 quali, ad esempio, le torri del Parco Lambro e le varie edificazioni nei cortili di cui riceviamo continuamente segnalazioni.

FUTURO DELLA CITTÀ POST COVID

Per ora vorrei toccare un ultimo punto: quale vedi possa essere una politica urbanistica a seguito della pandemia COVID?

Come detto a proposito del PGT bisognerebbe ripensare il progetto di città ed i regolamenti per NIL anche per rispondere alla possibilità di realizzazione di una città a 15’ così come descritta nel documento Milano 2020. Ripetendomi, serve fare "politica" sul territorio, avere visioni! Qualche stimolo potrà arrivare dalla proposta del Sindaco Sala dei 7 tavoli tematici. Speriamo che ne escano buone idee per il futuro della città.

Grazie Gianni, nel prossimo articolo vorrei anche toccare un tema a te caro: il futuro verde della città


Articoli o termini correlati

Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha