Vaccino antinfluenzale. Necessario? Consigliato? Obbligatorio?

La salute è un bene comune. Come difendere la propria e quella della comunità? Quali le scelte e le responsabilità dell’amministrazione pubblica e quelle personali? ()
vaccino apertura
Ci aspetta un futuro incerto dal punto di vista sanitario. L’incertezza continua di fronte al bollettino ormai rituale che precede ogni telegiornale. Numero di positivi, numero in terapia intensiva, numero di decessi. Poi il confronto internazionale che ci pone tra i 'bravi'. Grazie alle politiche di blocco adottate, alle mascherine e altro, sembra che per il momento il virus non ruggisca come in altre parti del mondo. La pandemia ha già causato un milione di morti. L’esito fatale ha colpito, come è noto, la popolazione più anziana. Nel mondo i 'bianchi' sembrano i meno esposti, ma sicuramente tra le vittime soccombe chi è più povero o vive in condizioni economiche e sociali peggiori.

Molti si chiedono cosa succederà quest’autunno e questo inverno, quando alla minaccia del COVID-19 si aggiungeranno le 'malattie di stagione' che metteranno in allarme con sintomi molto simili. Quasi tutti i medici sono infatti concordi: occorre vaccinarsi contro la 'normale' influenza quanto prima. Bambini, anziani, ammalati cronici sono le categorie obiettivo della campagna vaccinale 2020/2021.

Il Ministero della Salute già dallo scorso giugno ha dato un chiaro avvertimento: “Nella prossima stagione influenzale 2020/2021, non è esclusa una co-circolazione di virus influenzali e SARS-CoV-2, pertanto, si rende necessario ribadire l’importanza della vaccinazione antinfluenzale, in particolare nei soggetti ad alto rischio di tutte le età, per semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti, dati i sintomi simili tra COVID-19 e influenza. Vaccinando contro l’influenza, inoltre, se ne riducono le complicanze nei soggetti a rischio e gli accessi al pronto soccorso”. Nella circolare sono indicate le categorie di popolazione a cui la vaccinazione è raccomandata ed è fornita gratuitamente. (vedi tabella).

E in Lombardia?
Gallera, il nostro - ahinoi - assessore al Welfare lombardo, ci ha assicurato che tutto è pronto per il decollo della macchina organizzativa che coinvolgerà medici di base, pediatri, centri vaccinali e anche strutture private.
Ha annunciato che sono state acquistate 2,4 milioni dosi di vaccini e con il solito piglio sprizzante ottimismo dieci giorni fa ci ha ulteriormente tranquillizzati: “In Lombardia si parte nella seconda metà di ottobre! E saremo pronti ad assorbire un incremento enorme, perché passiamo da una media del 48% di copertura dell'anno scorso all'obiettivo di superare il 75% per gli over 60 e addirittura arrivare all'80-90% per i soggetti fragili, gli operatori sanitari e i bambini”.

Ghe sem, alura! (traduzione: ci siamo, finalmente!). Poi, non dobbiamo dimenticarci che per la 'campagna vaccinale' verrà predisposto un tendone in piazza Duomo, come se tutta Milano fosse terremotata e non ci fossero spazi meno temporanei.

Qualche conto
Sembra che i 2,4 milioni acquistati dalla Regione - se utilizzati tutti - copriranno il 66% degli aventi diritto a vaccinarsi gratuitamente. Altre Regioni - per esempio Puglia, Veneto, Emilia Romagna - se ne sono procurate ben di più, con il proposito di estendere questo atto preventivo a titolo gratuito, non certo per generosità, ma per affrontare meglio, si dice, il probabile assommarsi delle due influenze cugine nella prossima stagione.

Ma avverrà questa doppia epidemia? Ai virologi, ai medici le ardue sentenze, oggetto di confronto dialettico e spettacolare nelle trasmissioni televisive.
Come al solito, ognuno di noi sarà indotto o meno a sottoporsi alla vaccinazione che in teoria dovrebbe essere erogata - in prima istanza - dal proprio Medico di famiglia o dal Pediatra. Seguire o no le raccomandazioni ministeriali (e regionali) e sperare che non ci siano ritardi o attese troppo lunghi.

I pareri degli esperti
Diamo alcune notizie, pur senza la pretesa e la competenza di orientare questa scelta: sembra che, grazie al distanziamento, alle mascherine, al blocco o lockdown, e alle politiche di prevenzione anti COVID-19, nell’altro emisfero (Australia ecc.) - dove il ciclo delle stagioni è opposto - l’influenza tradizionale abbia avuto un’estensione molto ridotta. Mentre uno studio recente supporta l’ipotesi che la vaccinazione antinfluenzale possa aiutare ad arginare le conseguenze di COVID-19. “Abbiamo stimato - spiega Mauro Amato, ricercatore del Centro cardiologico Monzino e primo autore dell’articolo - che un aumento dell’1% della copertura vaccinale negli over 65, che equivale a circa 140.000 dosi a livello nazionale, avrebbe potuto evitare 78.560 contagi, 2.512 ospedalizzazioni, 353 ricoveri in terapie intensive e 1.989 morti per COVID-19. Sarebbe pertanto importante incentivare il più possibile qualsiasi attività che possa portare a un aumento della copertura vaccinale soprattutto fra gli ultra 65enni”.
Altri, come Alberto Donzelli, medico specialista in Igiene e Medicina preventiva, Franco Berrino, medico ed epidemiologo, nonché altri autorevoli esponenti della Fondazione Allineare sanità e salute hanno firmato un documento in cui si sostiene che l’efficacia media del vaccino antinfluenzale può essere stimata solo intorno al 44% e che la teoria per cui una vaccinazione generalizzata permetterebbe una diagnosi differenziale dal COVID-19 è priva di fondamento scientifico (visto che si basa solo su “studi osservazionali”).

Vaccino per tutti o solo per chi può?
Al di là delle varie tesi di dotti medici sull’utilità o meno della vaccinazione antinfluenzale, lo scopo di questo articolo è solo quello d’informare e condividere il timore che, a fronte di possibili carenze da parte del Servizio sanitario regionale, anche chi ha diritto alla vaccinazione gratuita debba averla a pagamento, come è avvenuto recentemente per gli esami di accertamento del COVID-19 (sierologici e tamponi). Del resto, è ormai in atto la corsa a ottenere la fornitura da parte delle farmacie ecc., e già si sa il prezzo della vaccinazione privata (100 euro).
È mai possibile che in Lombardia la salute debba essere sempre più 'comprata' e non garantita come dichiara l’articolo 32 della Costituzione?

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