A proposito del giardino dei ciliegi

Elucubrazioni in merito al “giardino zen” di piazzale Piola tra teatro e verde urbano. ()
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Teresa Pomodoro, a cui è dedicato il giardino recentemente inaugurato al centro di piazzale Piola, era donna di teatro. A lei, tra l’altro, si deve l’idea e l’impresa di avere creato nel 2000 un teatro laddove un tempo esisteva una Palazzina dell’acqua potabile in via Orcagna, una breve traversa di via Pacini.
Proprio dallo Spazio Teatro No’hma, coordinato ora dalla sorella Livia, già presidente del Tribunale di Milano, è venuto lo stimolo di creare in zona un giardino zen con il motto programmatico “Vorremmo fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi”, mutuato da un famoso verso di Pablo Neruda.
E poiché di teatro trattasi, il pensiero va doverosamente al dramma di Anton Cechov che, nel nostro Paese, ha avuto più di una declinazione.
Difficile però smentire che la più acclamata sia stata quella messa in scena, a partire dalla primavera del 1974, da Giorgio Strehler per il Piccolo Teatro di Milano: un capolavoro assoluto di regia per esaltare un capolavoro assoluto di drammaturgia.

Sono ormai passati quasi cinquant’anni da quell’impresa, ma chi ha avuto la fortuna di assistere a quello spettacolo non può che averne un ricordo straordinario.
Attorno alla struggente Ljuba di Valentina Cortese si muovevano personaggi/attori indimenticabili (Gianni Santuccio, Franco Graziosi, Giulia Lazzarini, Renzo Ricci, Monica Guerritore, giusto per citare i principali), in una scena incantata creata dallo scenografo Luciano Damiani con “un velo sospeso” su un candido declivio, che esaltava lo svolgimento del dramma.
I ciliegi, evocati, si manifestavano poi in migliaia di foglie e petali che scendevano sul palco, come una nevicata di primavera.
Magia assoluta del teatro e genialità sublime di Giorgio Strehler (e dei suoi collaboratori) di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita.

Ma torniamo al nostro piazzale Piola e al suo giardino zen disegnato dalla struttura e dalle sculture dell’artista giapponese Kengiro Azuma che di Teresa Pomodoro è stato amico e collaboratore.
Dopo l’inaugurazione con performance di domenica 18 aprile, caduti i fiori dei ciliegi che, prima o poi ci si augura rifioriranno, rimane in contro scena un terreno brullo e senza erba, parzialmente occupato da una platea di panchine verdi che sembrano voler evocare auspicabili spettatori di che non è dato sapere.
Attorno ai ventun alberi di ciliegio appositamente piantumanti e alle undici panchine di granito rosa, che già qualcuno ha definito “anti clochard”, ci si aspetta ora che l’opera non rimanga irrisolta. Si spera che cresca l’erba e che vengano piantumate altre essenze per creare, a tempo debito, un po’ di salutare ombra nel bel centro del trafficatissimo piazzale.
Bisogna dare atto che non si è verificata, come qualcuno paventava, una poderosa colata di cemento, anche se numerosi cittadini della zona hanno protestato vibratamente per quello che è stato definito “un progetto non condiviso”.
In attesa che i ciliegi ritornino in fiore, come si dice a Milano, piuttosto che niente è meglio piuttosto.

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Re: A proposito del giardino dei ciliegi
26/04/2021 Mariapaola Mauri
Vorrei far notare che questo giardino è molto difficile da raggiungere. Un unico passaggio pedonale all'altezza di via Pacini. E' assolutamente necessario che per poterne godere bisogna fare in modo che ci si possa arrivare!! Attraversare la piazza per raggiungere il giardino con bambini, o anche senza, è ora un'operazione pericolosissima. La viabilità della piazza va migliorata altrimenti il giardino più che zen rimarrà solo un'isola irraggiungibile in mezzo al traffico infernale della piazza.


 
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