Tutti colpevoli… nessun colpevole

La pandemia è un evento imprevedibile. Un dramma che chiamerebbe tutti alla responsabilità. Ma quest’ecatombe si poteva evitare? Quale responsabilità? Di tutti, di ognuno. ()
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Nell’uovo di Pasqua per noi Milanesi, ottava parte di tutti i Lombardi, quante “piacevoli” sorprese. Rallegriamoci dice il Vangelo di Pasqua. È avvenuta la Resurrezione.

Anche la Regione sembra risorta dalla montagna di critiche e ci prospetta il nuovo piano delle vaccinazioni, secondo il quale, a tappe forzate, a pancia a terra, direbbe un ex Ministro cinquestellato, saremo tutti vaccinati entro il 18 luglio. Entro una settimana dopo Pasqua, udite, udite, anche la metà (in verità il 65%) degli ultraottantenni che non hanno avuto nemmeno la prima dose e l’80% che non ha completato il ciclo (circa 600.000). E via così, grazie anche al nuovo sistema di prenotazione POSTE. Speriamo. Si sa la speranza è l’ultima a morire, ma in Lombardia è stata spesso in terapia intensiva, nonostante le continue infusioni di promesse.

I tweet
L’ultimo episodio della serie (2 aprile): la vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti avverte «Dal 7 all’11 aprile gli over 80, che non hanno aderito alla Campagna vaccini anti-Covid e coloro che ancora non sono stati chiamati -dice con un tweet- potranno vaccinarsi recandosi semplicemente presso il centro vaccinale più vicino. Dovranno essere muniti di documento di identità e tessera sanitaria». «Nel caso avessero difficoltà a camminare - aggiunge - potranno rivolgersi al proprio medico di medicina generale o chiamare il numero verde 800 894545, che prenderanno in carico la segnalazione e prenoteranno l’appuntamento per la vaccinazione a domicilio».

Le false promesse
Tutte e due “fake news”, false notizie che hanno però spinto - arzilli e non - vecchietti a recarsi all’Hub più vicino. Così ad esempio, riferisce un giornale locale, “Lunedì di Pasquetta, a Cerro Maggiore, erano previste 400 persone secondo le prenotazioni e le convocazioni normali. In realtà si sono presentate altre 150 persone senza prenotazione, causando code attorno a mezzogiorno”. Code composte soprattutto da ottantenni, tra l’altro, non sempre a debita distanza.
Dopo due giorni è Guido Bertolaso a spiegare che cosa devono fare gli anziani che ancora non si sono iscritti nel sistema e che quindi non hanno avuto l'appuntamento: “Dal 7 aprile potranno iscriversi sul nuovo portale allestito da Poste Italiane e riceveranno un appuntamento per essere immunizzati dopo l'11”, ha spiegato ieri, chiarendo il “casino” del Venerdì Santo. Giurando allo stesso tempo che entro la stessa data tutti gli over 80 saranno tutti vaccinati.
Il (Dis)Guido sembra cercare di accrescere le nostre certezze con promesse comunicate “a manetta” ma è ormai giunto a meritarsi dai vecchi milanesi, un po’ da lui delusi, la qualifica di “barlafùs” ossia di persona non molto affidabile.

Numeri a caso

Se le promesse di benefici fossero fatte e ripetute nel corso delle pubblicità - che inondano le nostre orecchie e occhi – non ci daremmo molto peso, ma di fronte alle continue bordate di assicurazioni di pronta assistenza siamo quasi inermi e tendiamo a credere, vista l’eccelsa fonte di rappresentanti della sicurezza e della salute pubblica. Se Gallera c’intortò bene e spesso, i successori non hanno smesso il vizio di sparare norme volanti, anzi twittanti o dichiarazioni alla stampa contradditorie.

In quest’anno, sicuri della nostra amnesia collettiva, governatori e governanti, assessori di varia esperienza ci hanno promesso ora le vaccinazioni antinfluenzali, ora le mascherine, ora che non era il caso di preoccuparsi se la mortalità cresceva, anzi esibendo quasi un’allegria se i decessi diminuivano del 1%, ora a chiudersi in casa. Non hanno nemmeno appreso l’avvertimento di Abramo Lincon: “Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per i fondelli tutti per tutto il tempo”.

…e nessun colpevole
La loro propaganda ha mascherato la realtà e il paradosso di questa “infernale” commedia è che, molto probabilmente, nessuno verrà processato o messo su qualche banco degli imputati. Commissioni d’inchiesta vennero create un anno fa dalla Giunta Regionale per indagare sulle stragi avvenute nelle Case di Riposo, partendo da quanto era stato denunciato dai parenti dei deceduti alla Baggina.
Nessun colpevole se non il personale che si era assentato per malattia e per paura.
La commissione del Consiglio Regionale, insediata a fatica a maggio, non ha nemmeno iniziato i suoi lavori. La magistratura di Bergamo sta continuando la sua opera mettendo in luce anche il ruolo di molti che non provvidero all’aggiornamento del piano pandemico.
L’incuria nel predisporre la prevenzione di allora si è ripetuta in modo seriale nella seconda ondata iniziata ad ottobre e non ancora finita se non sarà sconfitta dal clima prima della completata campagna vaccinale.

Le responsabilità
Mi sono chiesto se questa ecatombe lombarda poteva essere evitata o perlomeno ridotta da chi aveva leve di comando. Quali bottoni poteva schiacciare e se ha omesso di farlo o lo ha fatto per calcolo, leggerezza od altro perché non dovrebbe rispondere di quanto è successo. Si è detto: “È stato uno tsunami improvviso”. Docenti universitari, con conflitti d’interessi, hanno spiegato con sicumera il perché la Lombardia è stata l’epicentro del contagio e primo capofila nel numero dei decessi. L’autunno e la seconda ondata smentì anche queste fragili giustificazioni e così si raddoppiò il triste bilancio di lutti e il pendolo delle zone dal giallo al rosso, questa volta destino condiviso con tutte le regioni italiane.

Chi omette di soccorrere qualcuno è condannato moralmente e penalmente, peggio se è stato la causa del danno fisico o psichico. Nel codice penale vigente in Italia è impossibile trovare un articolo che possa ben definire l’omissione di soccorso ripetuta e continuata che è avvenuta in Lombardia? I trentamila morti lombardi della prima e della seconda ondata non sono colpa di nessuno?

…dei politici?
Sono tutti meritevoli d’indulgenza plenaria perché la pandemia è un evento improvviso, non prevedibile? Non sarebbe giusto cercare le responsabilità in nome delle tante vittime?
In quest’anno tutti i titolari alla nostra tutela si sono autoassolti o hanno accusato altri. Uno sport quasi nazionale, se non avessimo visto eccellere governanti di altre nazioni.
I vari Trump, Bolsonaro, Johnson, ecc., assertori del non intervento, della inefficacia dei lockdown e della immunizzazione spontanea. Sicuri della scelta di bloccare o cercare circoscrivere l’epidemia, incuranti dei milioni di morti soprattutto tra i più fragili e poveri, non saranno di certo accusati per questi crimini in tempo di pace. Non ci sarà nessuna Norimberga (per i più giovani: città dove ci tenne il processo ai gerarchi nazisti per i loro crimini di guerra).

…dei sistemi sanitari?
La pandemia ha sicuramente messo in crisi molti dei sistemi sanitari anche quelli che venivano definiti di eccellenza e richiesto scelte di razionamento delle cure d’emergenza e anche di tutte quelle forme assistenziali sanitarie e sociali. I medici, primi tra tutti quelli delle terapie intensive, hanno cercato di garantire la stessa cura pur avendo scarsità di strumentazione e di prevenzione per gli ammalati e loro stessi. Non che prima non ci fosse un razionamento “invisibile” dovuto alle lunghe attese anche per interventi urgenti e indispensabili per la sopravvivenza.

In quest’anno la scarsità è aumentata vertiginosamente con interi ospedali dedicati solo alle cure per il Covid 19. Milioni di prestazioni sanitarie non sono state usufruite anche per controlli di ruotine ma indispensabili al contenimento delle malattie croniche. Non si sa quante morti o aggravamenti di patologie sono avvenute in questo periodo per questo “razionamento” forzato.
Quante responsabilità: quella del medico che ha dovuto scegliere chi curare per primo, quella dei nostri governanti spesso più attenti alle pressioni di industriali, esercenti di attività e allo stesso tempo messi di fronte alla moltiplicazioni di bare, quella di noi tutti che spesso abbiamo sottovalutato i rischi del contagio come se il trascurare le norme fosse un gesto di coraggio ecc.

…e l’irresponsabilità collettiva?
Anche in occasione della campagna vaccinale gli italiani hanno dato prova di responsabilità soprattutto verso se stessi e non certo verso le categorie più fragili o quelli più a rischio. Un titolo su un giornale statunitense e una foto documentavano come giovani professionisti toscani (avvocati, commercialisti ecc.) fossero in coda per essere vaccinati, stando renzianamente sereni senza nessun scrupolo o remora morale. Le lobby non solo toscane si sono scatenate per avere lo jus primae noctis vaccinale per i loro protetti.

Fatto sta, senza tediarvi, con i numeri si può tranquillamente dimostrare che gli ultraottantenni sono stati vaccinati dopo un mese dall’inizio (27 dicembre). Dopo tre mesi si è deciso di dare la priorità per età, dopo che per professione, parentela, clientelismo le dosi Pfizer, quelle più adatte agli anziani sono state utilizzate per giovani non certo addetti all’assistenza.

Quanti morti potevano essere evitati?

Al di là dello sdegno sfoggiato in ritardo dalle pagine dei giornali, non potendo gridare “vendetta” o “giustizia” in questo bagno d’irresponsabilità collettiva, rimane solo spazio per una amara riflessione: quanti morti potevano essere risparmiati se la vaccinazione fosse iniziata partendo e privilegiando coloro che correvano più rischi?
Il bollettino quotidiano fa oscillare il numero dei decessi tra 400 e 600. Di questi, è nota l’età media, 80 anni. Uno statistico, Matteo Villa, ha dato questa misura del rischio evitabile: “Se dò 100 dosi a ciascuna classe d'età, salvo: 13 ultranovantenni; 7 ottantenni; 3 settantenni; 2 sessantenni; 1 cinquantenne; 0,1 quarantenni; 0,05 trentenni; 0,02 ventenni”. Basandoci su questi numeri – condivisibili - quanti decessi si potevano evitare in questi 100 giorni di vaccinazioni privilegiate.
Concludo citando Pietro Calamandrei: “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità”.

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