La scuola al tempo del Covid: dal voto alla valutazione descrittiva
Succede che un'esperienza negativa possa dare origine a un cambiamento positivo della scuola nella direzione della programmazione e progettazione didattica e non solo per l'istituto primario. Proprio le difficoltà della valutazione in tempo di DAD hanno portato a questa svolta.
(Mietta Pellegrini)24/02/2021
La valutazione descrittiva era stata sostituita dalla valutazione numerica dalla Legge 169 del 6 agosto 2008 dall'allora Ministra dell'Istruzione Gelmini sotto l'egida di “un voto, un libro, un maestro” con tagli totali per 10 miliardi e 100 mila cattedre in meno (legge 133/2008)- era già aumentato il numero massimo di alunni per classe –, propugnando la meritocrazia e introducendo la politica liberista nella scuola.
E pensare che la scuola materna e primaria erano state il fiore all'occhiello della scuola italiana, studiate anche dall'estero!
La valutazione numerica è una metodologia fortemente classista, in quanto non considera l'elemento essenziale tra chi può essere seguito a casa dalla famiglia e chi no, tanto più in tempi di DAD. Chi abbandona la scuola, non completando il corso di studi, sono infatti i bambini più poveri. La scuola italiana risulta, in Europa, tra le meno inclusive e meno capace di recupero dei dislivelli di partenza.
La scuola dell'obbligo ha invece il compito – dettato dalla Costituzione - di rimuovere gli ostacoli e attivare i diritti di cittadinanza attiva, capace di evitare la subordinazione e la manipolazione. Valutazione formativa significa dare valore ad ognuno, poiché il modo in cui si valuta e si progetta determina il destino di un individuo. Non serve mettere in classifica e competizione i bambini.
Che cos'è la valutazione descrittiva? E' la scuola democratica che ci dice che cosa la scuola vuole: cosa pensa dei bambini, quale compito hanno gli insegnanti, è una scuola in cui i docenti si mettono in gioco ogni giorno, avendo in mente il benessere dei ragazzi e il loro successo scolastico. Il voto numerico non premia il merito, dichiara invece a quale famiglia appartieni, definisce l'idea di standard mettendo in classifica i bambini, i gruppi, le scuole.
I bambini dai 6 ai 10 anni devono sviluppare la propria personalità e l'insegnante deve chiarire le azioni per consentire l'acquisizioni delle competenze, ovvero quello che il bambino deve saper fare in ogni stadio del percorso scolastico, valutando per obiettivi del processo formativo : l'impegno con cui lavora, i progressi compiuti, l'autonomia nel lavoro, la capacità di relazionarsi. E questa è una valutazione progressiva, capace di implementare l'autostima di ognuno.
Nella scuola inclusiva la conoscenza è un diritto; in Italia il livello di inclusione è inferiore rispetto ad altri paesi, ma, nonostante i provvedimenti normativi, non si è mai voluto eliminare la riforma Gelmini, che non accompagna un processo, ma quantifica una situazione. La normativa del 4 dicembre è un'opportunità per aprire a una scuola inclusiva autentica.
Tuttavia alcuni insegnanti hanno patito un decreto, arrivato tardi, come un'imposizione. Gli esperti si sono offesi per una riforma di sistema che non è per l'emergenza. E tanti docenti si son sentiti massacrati dalle responsabilità già durante il primo Covid e temono un aggravio di lavoro o l'eliminazione del voto di condotta.
I docenti però possono decidere come lavorare nella scuola primaria: come utilizzare i dati e gli obiettivi, creare una valutazione e come spiegarla ai genitori, anche come trasformare i livelli in voti. E' la scuola dell'autonomia.
Nel decreto 62 sta scritto che le modalità di valutazione devono essere descritte all'interno del quadro valutativo. Lo strumento tuttavia non è neutro.
Il problema è capire cosa succede in classe, i livelli raggiunti. Servono in questo caso prove di verifiche standard, ma non per stigmatizzare i bambini, a cui non va consegnato il risultato, serve per correggere la programmazione o cercare i punti deboli della stessa. C'è necessità di una valutazione esterna per ogni alunno, per sapere a che punto si è e l'invalsi può essere utilizzato a questo scopo, ma non va comunicato il risultato al bambino.
Nelle scuole che hanno già utilizzato queste modalità, è stato comunicato ai genitori cosa significhi valutare per obiettivi, come si affrontano le strategie e i docenti hanno avuto colloqui di commento con i genitori, che non solo l'hanno gradito, ma anche spiegato ai bambini.
Come affrontare, da parte dei docenti, questo passaggio? Si parla di professionalità, di valutazione come mezzo, è quindi un rimando alla formazione e progettazione didattica.
Occorre rivedere i contratti e le retribuzioni degli insegnanti, le modalità di reclutamento e la loro formazione continua, le funzioni del collegio docenti, che deve dare coerenza e omogeneità ai processi.
Nel prossimo futuro si tratterà se estendere la valutazione per tutti gli ordini di scuola o per lo meno sino all'obbligo dei 16 anni.
Per approfondimenti: www.facebook.com/circolotematicopddonmilani/.
Il Circolo PD
Scuola Don Milani ha organizzato un nuovo incontro di esperti sul
tema relativo all'ordinanza e alle linee guida emanate nel dicembre
2020 sulla “Valutazione formativa” rispetto alla valutazione
numerica, ovvero il giudizio al posto del voto per i bambini della
scuola primaria.
L'ordinanza Ministeriale 172 del 4 dicembre 2020 ha riportato infine alla valutazione descrittiva nella scuola dell'obbligo, in quanto l'emendamento ha potuto fare riferimento a una norma già in atto, ma non applicata. Il procedimento per la stesura delle linee guida è stato avviato alla fine dell'agosto e il decreto attuativo è del dicembre u.s.Sono intervenuti, tra gli altri, Loredana Leoni collaboratrice del gruppo che ha elaborato il decreto legge 62 legge 107 e Elisabetta Nigris dell'Università Bicocca.
Il lockdown della primavera scorsa aveva complicato la possibilità di valutazione nella scuola primaria e questo aveva fatto sorgere la necessità del superamento del voto e all'ammissione di tutti i bambini delle elementari all'anno successivo, lasciando alla scuola il compito di dimostrare perché le attività di recupero non avevano funzionato.
La valutazione descrittiva era stata sostituita dalla valutazione numerica dalla Legge 169 del 6 agosto 2008 dall'allora Ministra dell'Istruzione Gelmini sotto l'egida di “un voto, un libro, un maestro” con tagli totali per 10 miliardi e 100 mila cattedre in meno (legge 133/2008)- era già aumentato il numero massimo di alunni per classe –, propugnando la meritocrazia e introducendo la politica liberista nella scuola.
E pensare che la scuola materna e primaria erano state il fiore all'occhiello della scuola italiana, studiate anche dall'estero!
La valutazione numerica è una metodologia fortemente classista, in quanto non considera l'elemento essenziale tra chi può essere seguito a casa dalla famiglia e chi no, tanto più in tempi di DAD. Chi abbandona la scuola, non completando il corso di studi, sono infatti i bambini più poveri. La scuola italiana risulta, in Europa, tra le meno inclusive e meno capace di recupero dei dislivelli di partenza.
La scuola dell'obbligo ha invece il compito – dettato dalla Costituzione - di rimuovere gli ostacoli e attivare i diritti di cittadinanza attiva, capace di evitare la subordinazione e la manipolazione. Valutazione formativa significa dare valore ad ognuno, poiché il modo in cui si valuta e si progetta determina il destino di un individuo. Non serve mettere in classifica e competizione i bambini.
Che cos'è la valutazione descrittiva? E' la scuola democratica che ci dice che cosa la scuola vuole: cosa pensa dei bambini, quale compito hanno gli insegnanti, è una scuola in cui i docenti si mettono in gioco ogni giorno, avendo in mente il benessere dei ragazzi e il loro successo scolastico. Il voto numerico non premia il merito, dichiara invece a quale famiglia appartieni, definisce l'idea di standard mettendo in classifica i bambini, i gruppi, le scuole.
I bambini dai 6 ai 10 anni devono sviluppare la propria personalità e l'insegnante deve chiarire le azioni per consentire l'acquisizioni delle competenze, ovvero quello che il bambino deve saper fare in ogni stadio del percorso scolastico, valutando per obiettivi del processo formativo : l'impegno con cui lavora, i progressi compiuti, l'autonomia nel lavoro, la capacità di relazionarsi. E questa è una valutazione progressiva, capace di implementare l'autostima di ognuno.
Nella scuola inclusiva la conoscenza è un diritto; in Italia il livello di inclusione è inferiore rispetto ad altri paesi, ma, nonostante i provvedimenti normativi, non si è mai voluto eliminare la riforma Gelmini, che non accompagna un processo, ma quantifica una situazione. La normativa del 4 dicembre è un'opportunità per aprire a una scuola inclusiva autentica.
Tuttavia alcuni insegnanti hanno patito un decreto, arrivato tardi, come un'imposizione. Gli esperti si sono offesi per una riforma di sistema che non è per l'emergenza. E tanti docenti si son sentiti massacrati dalle responsabilità già durante il primo Covid e temono un aggravio di lavoro o l'eliminazione del voto di condotta.
I docenti però possono decidere come lavorare nella scuola primaria: come utilizzare i dati e gli obiettivi, creare una valutazione e come spiegarla ai genitori, anche come trasformare i livelli in voti. E' la scuola dell'autonomia.
Nel decreto 62 sta scritto che le modalità di valutazione devono essere descritte all'interno del quadro valutativo. Lo strumento tuttavia non è neutro.
Il problema è capire cosa succede in classe, i livelli raggiunti. Servono in questo caso prove di verifiche standard, ma non per stigmatizzare i bambini, a cui non va consegnato il risultato, serve per correggere la programmazione o cercare i punti deboli della stessa. C'è necessità di una valutazione esterna per ogni alunno, per sapere a che punto si è e l'invalsi può essere utilizzato a questo scopo, ma non va comunicato il risultato al bambino.
Nelle scuole che hanno già utilizzato queste modalità, è stato comunicato ai genitori cosa significhi valutare per obiettivi, come si affrontano le strategie e i docenti hanno avuto colloqui di commento con i genitori, che non solo l'hanno gradito, ma anche spiegato ai bambini.
Come affrontare, da parte dei docenti, questo passaggio? Si parla di professionalità, di valutazione come mezzo, è quindi un rimando alla formazione e progettazione didattica.
Occorre rivedere i contratti e le retribuzioni degli insegnanti, le modalità di reclutamento e la loro formazione continua, le funzioni del collegio docenti, che deve dare coerenza e omogeneità ai processi.
Nel prossimo futuro si tratterà se estendere la valutazione per tutti gli ordini di scuola o per lo meno sino all'obbligo dei 16 anni.
Per approfondimenti: www.facebook.com/circolotematicopddonmilani/.
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