La guerra dei dati

Si è riacceso l’ennesimo conflitto tra il Governo e la Regione Lombardia. Ma qui, nella nostra regione, i dati sanitari sulla pandemia non sono consultabili e le relazioni delle commissioni d’inchiesta sono a disposizione esclusiva della Giunta; non dei cittadini, né del consiglio regionale. ()
uso politico dei dati
Tra il 13 e il 23 gennaio la Lombardia avrebbe dovuto non essere zona rossa e i cittadini sarebbero stati costretti a restrizioni che, sulla base dei dati, avrebbero dovuto essere meno pesanti. Scambio di accuse nell’ennesima scaramuccia tra il Governo e la Regione Lombardia. Quest’ultima, per bocca di Fontana e del nuovo Vicepresidente Letizia Moratti, attacca l’intero sistema di classificazione dei 'colori' gestito dall’Istituto Superiore di Sanità concordato con tutte le Regioni, mettendo in dubbio la stessa obiettività e il funzionamento dell’algoritmo, ossia della formula con cui i dati pervenuti dalle regioni fa scattare l’assegnazione dei colori e la prescrizione ministeriale.
Si è acceso l’ennesimo conflitto tra il Governo e la Regione Lombardia. Non sarebbe grave se non fosse per le conseguenze per noi cittadini.

La classificazione per aree colorate, che modula le restrizioni dei comportamenti di tutti noi per bloccare la crescita dei contagiati, è stata un compromesso tra le certezze del Comitato scientifico nazionale e le richieste delle Regioni pressate a loro volta dai legittimi interessi delle categorie produttive.
Zoppicante e in sostanza fallito ogni tentativo di utilizzo di monitoraggio e di tracciamento dei positivi sintomatici o asintomatici, si è ripiegati su un controllo mediante un algoritmo basato su una ventina di indicatori con dei limiti oltre i quali scattava l’allarme e la conseguente restrizione di movimento o di accesso ai servizi pubblici o privati.

In Lombardia si sono quintuplicati i contagi
Questi gli antefatti pur dimenticando - per non infierire su chi governa la regione – che il piano predisposto come diga alla temuta ondata con una delibera del 5 agosto non ha funzionato né nel tracciamento, né nella predisposizione dei Covid hotel (dove potevano essere ospitati coloro che non potevano trascorre isolati la quarantena), né il coordinamento tra i medici di base e le strutture di emergenza e di ricovero. Per non parlare della campagna antinfluenzale che ha coperto il 17% della popolazione anziana ed infantile rispetto all’obiettivo del 65%.

Intanto i deceduti in Lombardia - dal 1° ottobre ad oggi - sono passati da 16.970 a 26.851 quasi 10.000 in più. I casi totali accertati sono 530.000 il 27 gennaio quintuplicati dai 107.000 di inizio ottobre. Solo un addetto ai lavori può conoscere questi dati e molti altri, ma la Regione non ha fatto finora nessuna ricerca, nessun studio, nessuna analisi. Solo giornalmente vengono forniti i dati giornalieri e le somme. Per le provincie solo il dato del giorno.

A livello governativo ogni giorno vengono diffusi gli stessi, dati ma l’Istituto superiore di Sanità, che è composto da sanitari con tanto di titoli accademici, pubblica anche report in cui si approfondisce, tra l’altro, l’età, il sesso dei contagiati e dei deceduti. Non è un mistero che i casi più gravi si riscontrano nelle persone più anziane e aventi malattie croniche.

Dati utili e pubblici o accozzaglia di numeri?
Un dato è un dato sino a che nessuno lo ha dato ha scritto Bartezzaghi in un recente articolo su Repubblica. Scioglilingua che descrive come i dati sono importanti e, aggiungo io il conoscerli è un diritto del cittadino e dovrebbe essere un dovere da parte dell’ente pubblico diffonderli e renderli consultabili. In quest’anno pandemico siamo stati non informati proprio dall’Istituzione (Regione) a cui la Costituzione assegna la gestione del Servizio sanitario regionale.
Si potrebbe dire che anzi siamo stati informati troppo, con insistenza e da tutti i mezzi d’informazione. Le notizie venivano sciroppate da virologi o insigni esercenti l’arte medica in maniera così contradditoria che ci ha lasciati spaesati. Ma i dati sono altra cosa, sono numeri che sostengono parole e presunte verità, a volte sostenute con sicurezza tale da renderli indiscutibili. I dati vengono raccolti in un numero tale e riguardano anche tutti i nostri comportamenti, abitudini e non ultimi d’importanza i dati sanitari.

Che cosa hanno accertato le commissioni d’inchiesta?
La Regione Lombardia ha forse il più vasto archivio di dati sanitari d’Italia - forse di Europa - e rende accessibili solo alcuni dati riguardanti le prestazioni erogate come o ricoveri ma non si preoccupa di trarre da questa massa informativa un Piano Sanitario, una programmazione per l’utilizzo migliore delle risorse economiche ed umane.
Non solo la Regione Lombardia considera i dati relativi alle varie attività non comunicabili o resi accessibili a chi lo richiede. “C’è la privacy”, affermano e hanno affermato quando i giornalisti in primavera chiesero i dati della situazione dei contagi nelle case di riposo.

La Giunta costituisce commissioni d’inchiesta di facciata e tralascia di far sapere cosa hanno accertato e quale documentazione hanno raccolto.
Esempi: un velo di omertà è sceso sul numero effettivo dei decessi nelle case di riposo lombarde. Solo la ATS di Milano ha pubblicato i dati recenti sull’andamento dei contagi in queste strutture quasi tutte private.

L'uso 'politico' dei dati

Ecco che allora la pandemia ha disvelato come vi sia un uso 'politico' dei dati sanitari che vanno addomesticati per giustificare i provvedimenti adottati in uno sbilanciamento che porta a falsare la realtà dettata dai numeri. D’altra parte, è difficile discernere i numeri dalle parole, la verità dall’opinione.
I numeri però sono registrabili e confrontabili e la controversia Lombardia-Istituto Superiore Sanità perlomeno ha dimostrato la volontà politica della Giunta di non riconoscere i propri errori e nemmeno assumersi le proprie responsabilità, affidando il tutto ad una sentenza del Tribunale Amministrativo.
Fin dal fatidico 20 febbraio 2020 la Giunta ha scaricato le carenze dei dispositivi sanitari, dei vaccini di tutte le omissioni sul Governo, mettendo in discussione le decisioni e i provvedimenti del Governo e del Comitato scientifico nazionale ed ora anche dell’Istituto superiore di Sanità.
Di questa Istituzione nazionale che sovraintende alle politiche di sanità pubblica e alla raccolta dei dati epidemiologici sono state messe in dubbio la competenza e l’autonomia qualificandolo non qualificato in quanto di nomina politica. Non entrando nel merito della sua attività, ma gettando maldestramente fango addosso.

Non si conoscono i verbali del Comitato scientifico regionale…

All’opposto non si conoscono i verbali del Comitato scientifico regionale, istituito dalla Giunta stessa mentre si conoscono i verbali della Commissione scientifica nazionale mentre sono stati pubblicati quelli del Comitato scientifico che supporta il ministero della Sanità.
I criteri di definizione degli indicatori per il monitoraggio sono chiari e tutte le Regioni non hanno rilevato ostacoli tecnici per la loro trasmissione. Solo la nostra Regione per incompetenza o per calcolo non ha provveduto provocando per la Lombardia “l’ignominia” della Zona Rossa.

…né le relazioni dei cinque saggi incaricati della revisione della legge 23
Sullo sfondo dell’ennesimo conflitto Stato-Regione, oltre alla solita fame lombarda di autonomia e quasi d’indipendenza, vi sono anche altre e recenti ragioni di conflitto.
La sostanziale bocciatura della legge 23, conosciuta come 'riforma' Maroni da parte del Governo che ha imposto la sua revisione entro 120 giorni dal 13 gennaio è stata maldigerita e infatti i lavori consiliari per la formulazione di una nuova legge non sono nemmeno iniziati. Questo ed altri motivi di volontà di inceppare i meccanismi democratici e di rapporto tra le istituzioni previste dalla costituzione hanno causato la reazione dei consiglieri dell’opposizione stufi di aspettare le relazioni dei cinque saggi incaricati dalla Giunta per la revisione della legge 23.
Lo Statuto Regionale concepito in epoca Formigoni ha creato un profondo ridimensionamento dei poteri dell’opposizione che non può nemmeno ottenere atti e informazioni non solo per esercitare la propria attività, ma per monitorare le scelte del Presidente e della Giunta in carica.



Per sapere con quali dati funziona l'algoritmo, clicca qui


Piano vaccini Lombardia - prima fase



Piano vaccini Lombardia - consegne e distribuzione febbraio




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