Virus: sarà perduta anche la seconda guerra regionale?

Da Regione Lombardia, parole e numeri che confondono. Ma la speranza di uscire dal tunnel sta solo nel mettere fine ad una sequela di errori. ()
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Solo pochi giorni fa, abbiamo visto ancora una volta il Colonnello Gallera emergere dal video eaffermare col solito sorriso che tutto è pronto per affrontare la 'seconda ondata'.
Mentre la prima ondata dello tsunami non era stata prevedibile, ora il 'protettore' della salute dei lombardi ha giurato che l’Esercito della nostra salvezza era pronto ad affrontare gli attacchi del Generale COVID-19. Anche perché molti autorevoli strateghi (Zangrillo tra i primi) avevano assicurato che gli assalti sarebbero molto meno micidiali.
Un mese fa molti si cullavano in questa visione ottimistica e il Generale Fontana, primo tra questi, ha varato un piano per il 'ristoro' dei settori produttivi e si è dimenticato di procurare 'almeno' dosi sufficienti del vaccino antinfluenzale contro l’alleato subdolo della pandemia principale.

Il tempo perso è il miglior è il miglior alleato del virus
Le vittime civili del primo conflitto regionale, perso in modo ignominioso, fino a tutto agosto furono circa 17.000, mentre i soldati (medici, infermieri, autisti delle autoambulanze) almeno 300.
Ma nel mese di ottobre siamo ricaduti tutti in uno scenario da incubo. Ma come? Ancora ospedali in crisi, code delle autoambulanze davanti al pronto soccorso? Chiusure degli ambulatori (salvo quelli privati), caos in cui la gente naviga a fatica per capire come gestire il proprio stato di sano, positivo con sintomi o asintomatico, e come non essere contagiato o contagiare.
Ancora un volta chi ci governa - in Regione e a Roma - non ha colto che il virus conta per la sua diffusione sul tempo perso, l’incertezza e la confusione nelle decisioni.

Le tre zone
In questi ultimi giorni il decreto del Presidente del Consiglio Conte ci è stato preannunciato, illustrato con il corollario delle contestazioni regionali. In sostanza molte regioni non volevano essere targate con il colore rosso che prevede maggiori limitazioni nella movimentazione, nelle attività produttive, ludiche ecc.
Alla fine sembra che questo schema possa riassumere la gradualità dei blocchi da applicare obbligatoriamente nelle varie Regioni.
In sintesi, per fare una classifica dei buoni e dei cattivi, 11 gialli, 4 arancioni, e 4 e mezzo rossi. La Lombardia è stata dichiarata rossa per l’andamento dei vari indicatori secondo cui il contagio ha ripreso la sua incidenza, l’occupazione dei posti letto ospedalieri e delle terapie intensive.

I 21 indicatori e la ribellione di Fontana
Fontana, difensore di tutti i lombardi, ma soprattutto di quelli che vedono colpite le attività economiche, ha dichiarato che NON CI STA. Ha denunciato che i dati in base ai quali la Regione è stata fatta scivolare nell’inferno erano dati vecchi e dunque – ancora una volta – ha denunciato il complotto del Governo Centrale verso il popolo lombardo. Così la giusta rabbia di chi non trova assistenza, di chi non sa dove fare i tamponi, di chi, grazie al suo dolce dormire estivo, deve bloccare le proprie attività e il reddito, viene rovesciata sul Governo Centrale.
Qualcuno ha fatto notare – di fronte alle grida dell’opposizione – che se il Governo ha sottovalutato la seconda ondata la Regione non è stata da meno. Il 15 ottobre il Governo e tutti gli organismi interessati avevano steso un piano molto dettagliato, in base alla già preoccupante escalation dei contagi.

Indicatori stabiliti fin dal 20 aprile
I dati e gli indicatori che Fontana dichiara decotti sono invece stati stabiliti il 20 aprile con decreto condiviso dalle Regioni. Il monitoraggio settimanale è affidato all’Istituto superiore di sanità, che elabora i dati della settimana per definire la sintesi dell’andamento della pandemia in ogni Regione. In altri termini l’ISS è un organismo tecnico che riceve ed elabora i dati dalle varie regioni ogni giorno e li diffonde in via ufficiale.
Fontana sembra tirarsi la zappa sui piedi, perché i dati della settimana successiva danno un quadro identico se non in aggravamento. Questo dovrebbe saperlo! Basta chiedere a Gallera che di conto sa fare...

Leggiamo i dati
Chi scrive cerca sempre di dare i numeri reali non quelli che si vorrebbero rappresentare. Regione Lombardia ogni giorno fornisce le cifre dei positivi, degli ospedalizzati, dei decessi, ma quasi mai fa un quadro della tendenza, la cosiddetta curva verso l’alto.
Questo grafico attesta che l’incremento dei positivi in questi ultimi giorni ha avuto qualche decremento, ma sembra mantenersi su numeri molto significativi che dunque non lasciano spazio a previsioni ottimistiche.
La novità è che la concentrazione dell’incremento dei casi - in primavera tutta nell’area Bergamo Brescia Cremona e Mantova - ora si concentra tra Milano città, Brianza fino a lambire Varese e Como.
Impressionante come è cambiato il quadro di Milano città: da poche centinaia giornaliere della primavera alla media di 1.500 al giorno nelle ultime due settimane!
Il braccio di ferro tra Fontana e Conte alla luce di questi numeri è pretestuoso e nasconde ancora una volta una confusa non volontà di affrontare, programmare, sostenere la lotta che migliaia di medici, infermieri e altri operatori sanitari hanno ripreso al fronte contro il Generale Virus, sobbarcandosi nuovi carichi di lavoro, nuovi rischi e con meno speranze di vedere la fine di questo tunnel degli orrori e forse degli errori.

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