Diplomazia

Giocoforza rinviato nella scorsa stagione, esordisce all’Elfo Puccini il dramma da camera che ricostruisce il rischio di distruzione corso da Parigi alla fine della Seconda guerra mondiale. Grande prova di attori. ()
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Il testo originale di Cyril Gely è del 2011 e già nel 2014 Volker Schlödorff ne trae con “Diplomacy” una versione cinematografica molto efficace, ben interpretata da André Dussollier, nella parte del console svedese, e da Niels Arestup in quella del generale tedesco, governatore militare di Parigi nell’agosto del 1944.
La vicenda, storicamente nota e documentata, si ispira all’incontro/scontro tra il generale tedesco Dietrich von Choltitz, qui interpretato da Elio De Capitani, e il console generale di Svezia a Parigi Raoul Nordling, che sulla scena dell’Elfo Puccini prende corpo e voce in Ferdinando Bruni.
Nell’estate del 1944 la Germania nazista ha inesorabilmente iniziato la sua parabola discendente, le truppe alleate si accingono a riconquistare Parigi, a lungo vilipesa dall’occupazione tedesca.
Il generale von Choltitz ha ricevuto ordine da Hitler stesso di distruggere la Ville Lumière, sotterrando i suoi abitanti sotto le macerie provocate da una serie impressionante di esplosioni. L’intera città è stata minata (i ponti sulla Senna, tranne uno, e gli edifici religiosi e civili più rappresentativi) e la sua fine sembra ormai segnata. La follia hitleriana si era ormai spinta alle estreme conseguenze.
Introdottosi con un sotterfugio nella camera d’albergo che funge da quartier generale del militare tedesco, il console Nordling, svedese di nazionalità ma parigino di nascita, con grande abilità affabulatoria, insinua in von Choltitz il tarlo del dubbio. Il potere magico della parola convince il generale ad abbandonare il folle progetto. E la fine è nota.
“Diplomazia” rievoca una drammatica pagina di storia che è sicuramente importante non dimenticare, anche per avere dimensione di quanto la follia del potere possa essere tragicamente autolesiva.
La cupio dissolvi di Hitler e del nazismo, o del potere in generale come la storia ci ha spesso mostrato, qui si stempera e si risolve nella ragionevolezza di uomini che hanno il coraggio di ribellarsi e di trasgredire.
Ai tempi del Covid 19, con la sala Shakespeare dell’Elfo Puccini abbondantemente ridotta nel numero di spettatori e con gli attori cautamente distanziati sul palco, si assiste al rinnovo del miracolo del potere della parola e della cultura, contro la barbarie della balbuzie e dell’indifferenza.
Sullo stesso tema, nel 1966 René Clement aveva diretto il film “Parigi brucia?” che nel titolo riprendeva il quesito posto da Hitler al suo generale. Sontuoso il cast con Orson Welles nella parte del console e, tra gli altri, Jean-Paul Belmondo, Charles Boyer, Alain Delon, Kirk Douglas, Yves Montand, Michel Piccoli e Simone Signoret.
Anche sulla scena dell’Elfo grande prova di attori (ulteriore riprova verrebbe da dire) di Ferdinando Bruni e di Elio De Capitani, anche in regia con Francesco Frongia, in programmazione sino al 22 novembre, morbo permettendo.
Il lungo applauso del pubblico sottolinea anche la riapertura del teatro e la circostanza ha simbolicamente un grande valore liberatorio.

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